Valbi

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Statement


Ogni mio lavoro rappresenta un piccolo passo verso la mia utopia.

CROMA
ARBOREA
PUNTO TRIPLO

Le pagine delle riviste, diventano per me lo strumento ideale per destrutturare, cancellare e ricostruire il messaggio pubblicitario stampato che da strumento per l'omologazione diviene altro.
La narrazione non è più intelligibile, il segno non rimanda più a realtà costruite e rappresentate attraverso l'immagine precisa di sé .
In quelle immagini tipografiche i soggetti originali mutano e vengono ricollocati geograficamente per essere rigenerati e affrancati dal loro contesto originario. Non sono altro che la fonte per i miei cromatismi in cui gli inchiostri da stampa che per volontà altrui mimeticamente ne hanno definito la forma, la sostanza, i confini visivi…si rimescolano e si affrancano dal modello/prigione a cui davano significato e si liberano riappropriandosi della pura e primaria funzione coloristica.
La carta si macera, striature e crepe prendono vita, gli inchiostri si mescolano tra loro dando vita a sfumature controllate e incontrollabili ma sempre trovando un varco per trasformare la fine in un nuovo inizio.
Ciò che oggi è astratto è più vero e somigliante di quanto il segno passato riconoscibile e figurativo potesse dare l'illusione di essere, sulla carta ora come allora non c'è null'altro che l'inchiostro tipografico come elemento primario e univoco...ma adesso  emancipato e assolto.


IMPRONTE
Un atto di liberazione dai limiti fisici della pagina sulla quale gli inchiostri erano stati impressi, per trasferirsi su un supporto altro non più legati ai confini della stampa tipografica originaria ma verso una nuova mappatura materica e visiva.
Una sorta di sublimazione in cui i pigmenti abbandonano l'originale architettura congenita per riorganizzarsi e fissarsi su un'altra superficie materica nuova e straniera, come un monotipo da cui emerge la "traccia", " l'impronta " .



REAPPEARANCE HYPOTESIS

In questo progetto con le pellicole professionali di grande formato in bianco e nero e colore a sviluppo istantaneo (Polaroid e Fuji formato 4x5’ ) indago la possibilità che i materiali fotografici abbiano memoria e grazie al mio operare tramite raffreddamento, riscaldamento e pressione (simile all’estrazione del DNA da materia organica) la possa rendere percepibile ai nostri occhi sotto forma di segni e cromatismi senza l’esposizione alla luce e l’utilizzo della fotocamera.
Mi ha affascinato e stimolato questo breve estratto da uno scritto di Eleonora Bilotta (Professore Ordinario di Psicologia Cognitiva presso l’Università della Calabria)  :
« Se le tracce di memoria, esistessero veramente, allora esse sarebbero depositate in memoria come copie ben definite delle esperienze precedenti. Da questo punto di vista ricordare significa fare nuovamente esperienza delle esperienze del passato.
Questa ipotesi è stata chiamata da Ulrich Neisser (1967) l’ipotesi della riapparizione ( reappearance hypothesis ):’essa implica che lo stesso ricordo…possa scomparire e riapparire molte volte’ in contrapposizione con questa concezione,  la nozione di schema non fa riferimento a ‘copie di eventi mentali conclusi’ , ma piuttosto a  ‘frammenti … usati a sostegno di una nuove costruzione’ »


 
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